Archivi d’impresa | 1

Opportunità di rinnovato successo | Angela Fuggi

Che cos’è un archivio di impresa?

Potremmo rispondere semplicemente col dire che è l’insieme dei documenti organizzati per l’esercizio delle attività di un’azienda, di un’impresa, appartenente a qualunque settore. In realtà scopriremo insieme che è molto di più.

Eppure se chiedete a un imprenditore: “Dove si trova l’archivio aziendale e in particolare quello storico?” Nella maggior parte dei casi rimarrà perplesso e non saprà cosa rispondere. Infatti i documenti per un imprenditore hanno una funzione esclusivamente strumentale, e l’attenuante, poi, è che il destino di questa documentazione è davvero movimentato; spesso è il risultato delle vicissitudini non sempre lineari dell’impresa che li ha prodotti. Le carte di questo tipo di archivi, in molti casi, si trovano disseminate fra le diverse sedi: le singole imprese, in alcuni casi, si sono accorpate ad altre aziende, in altri, si sono frammentate e quindi gli archivi rifletteranno inevitabilmente queste vicende; trasformazioni importanti, di natura prevalentemente giuridica.

Nella mia esperienza diretta di archivista – in particolare riguardante la costituzione dell’archivio storico di una grande impresa cooperativa – domandando al referente dove fosse l’archivio, con sicurezza mi accompagnava in una piccola stanza, dove erano presenti alcuni registri e poco altro; ed esclamava: “Ecco l’archivio”

A quel punto rimanevo perplessa! Qualcosa non tornava.

Infatti, col passare dei mesi gli archivi sono diventati molti, o meglio, molte le stanze che li contenevano! Queste ultime erano, poi, dislocate su più sedi aziendali e presentavano documenti simili e differenti; ma soprattutto rivelavano come fossero il risultato dell’attività di diversi soggetti produttori. L’archivio storico di questa grande impresa cooperativa si è rivelato, infatti, il risultato dell’aggregazione dei documenti di tanti soggetti produttori differenti (167), diverse imprese e società, confluite giuridicamente, nel corso degli anni, nell’impresa cooperativa finale.

Come si diceva, i documenti di questa tipologia di archivio, hanno una semplice funzione strumentale al controllo delle diverse attività dell’impresa stessa: scritture sociali, documentazione amministrativa e contabile, documentazione tecnica e progettuale; non manca spesso un discreto patrimonio iconografico, sempre con questa finalità o con altre, a seconda della mission imprenditoriale. Non riusciremo mai ad immaginare come da questa semplice funzione le carte di cui parliamo possano dischiudere un mondo!

Lo studio di questi materiali documentari, infatti, ci racconta molto altro e su un piano diverso. I documenti diventano fonti storiografiche autentiche e soprattutto oggettive, perché prodotte prevalentemente con finalità di uso pratico, più che comunicativo e divulgativo. 

La documentazione racconta non solo la storia degli imprenditori e dei lavoratori; evidenzia, anche, aspetti economici, sociali, politici e sindacali riferibili a persone, fatti e territori in cui opera l’impresa; tiene traccia degli aspetti di innovazione tecnologica – in particolare per i soggetti che operano in questo settore – rilevanti per l’impresa stessa e su piano nazionale; esprimono un’autentica memoria collettiva che, con le sue peculiarità, viene ad integrare e supportare la storia nazionale di più ampio respiro.

Nella mia esperienza diretta, di cui parlavo sopra, leggendo i verbali delle assemblee generali dei soci del periodo fascista di alcune imprese cooperative di consumo emerge, ad esempio, come il potere politico avesse preso in mano persino la loro gestione – privandole della loro natura originaria; e da questa lettura affiorano particolari storici davvero interessanti legati all’egida fascista, che integrano la storia nazionale e che possono essere ulteriore oggetto di studio. Lo stesso vale per i verbali delle assemblee sociali degli anni ’50-’60, che portano a galla aspetti riguardanti il boom economico, o quelli degli anni ’70, in cui troviamo l’eco della crisi economica nazionale del Paese. Da queste letture, poi, risultano informazioni riguardanti, ad esempio, il prezzo del pane o dei generi di prima necessità, e ancora le modalità di panificazione, di distribuzione, la volontà di calmierare i prezzi; o di come il ghiaccio venisse trasportato in enormi blocchi su una bici per rifornire i negozi, perché potessero conservare gli alimenti nel periodo estivo; e ancora l’approvazione di un contributo alla biblioteca popolare del paese per favorire la diffusione della cultura dei figli delle famiglie operaie. Per non parlare del patrimonio iconografico che per immagini ci racconta tutto questo o anche altro, il dopoguerra o le lotte operaie degli anni ’70…

Ma quando inizia l’attenzione per gli archivi di impresa e come si sviluppa? Esiste una normativa? Quanto è aumentata la sensibilità degli imprenditori  riguardo i propri archivi?

A partire dagli anni ‘70, e soprattutto negli anni ’80, iniziano importanti attività di ricognizione riguardanti gli archivi d’impresa, condotte e spronate dalle Soprintendenze archivistiche. Degli anni ’80, per fare un esempio significativo, è la creazione dell’archivio storico dell’Ansaldo e quella di progetti archivistici di importanti imprese quali Fiat, Pirelli, Barilla, Eni, Italgas, Olivetti, Enel…

Più avanti (anni ‘80-’90) si dà il via anche a convegni formativi e seminari sull’argomento; nascono fondazioni, centri e associazioni dedicati, e studi promossi dall’Associazione Nazionale Archivistica Italiana (1949). 

Negli ultimi trent’anni, poi, è cresciuta in maniera esponenziale la sensibilità e l’interesse verso questo tipo di archivio. Un segno tangibile è come nel 2011 presso l’Archivio Centrale dello Stato sia stato inaugurato il portale del Sistema Archivistico Nazionale dedicato agli archivi d’impresa; con lo scopo di preservare gli archivi storici delle imprese pubbliche e private italiane, di valorizzare la cultura d’impresa nel nostro Paese e di promuovere e mantenere vivi gli  studi sull’ argomento. 

Il Portale registra al 2021 le descrizioni di 2.770 complessi archivistici e 2.309 soggetti produttori “impresa” (http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/home).

Esso ci mostra realtà diverse, legate alla grande, piccola, media impresa e alle imprese familiari: archivi delle case costruttrici di auto, archivi delle case di moda, archivi dell’impiantistica, dell’edilizia e costruzioni,  dell’agroalimentare, archivi delle cooperative di consumo, delle aziende editoriali, di stabilimenti chimici, farmaceutici e molti altri… Vi invito a consultarlo per avere un panorama più ampio.

E l’applicazione della normativa? E’ sufficiente a tutelare l’immenso patrimonio delle nostre imprese? Purtroppo no.

Sono le Soprintendenze Archivistiche regionali che hanno questo compito. Un’attività molto difficile, vista la disparità delle forze in campo: poche persone a vigilare su centinaia di piccoli, medi e grandi archivi di altrettante aziende. Appare chiaro che molto (o forse tutto) dipende direttamente dall’imprenditore. E tutto sommato è anche giusto, ma soprattutto opportuno. Esatto, è soprattutto un’opportunità per l’imprenditore stesso!

In questo senso, mi aiuta ancora una volta la mia esperienza sul campo.

Recentemente, infatti, ho dovuto gestire l’archivio di un’azienda che opera nel settore del design della pietra naturale.  Nel corso di questa attività ho recuperato moltissimi documenti che hanno fatto emergere preziose informazioni: l’evoluzione delle tecnologie di lavorazione, la determinazione di mantenere la produzione in Italia, l’elevato profilo di architetti e designer che hanno collaborato negli anni con questa azienda e tanto altro, sempre di questo tenore. Ebbene, non serve essere esperti di marketing per intuire il potenziale di questo scenario. Informazioni che esaltano una storia di strategie e investimenti che l’imprenditore può trasformare in una grande opportunità di valorizzazione del proprio marchio. E in questo senso intendo non solo salvaguardare e valorizzare il proprio marchio come simbolo della propria vision e mission, ma anche  in meri termini pratici: ad esempio nel suo archivio l’imprenditore può tenere traccia delle evoluzioni del disegno del proprio marchio, di come è nata l’idea, di come si è formato,  trasformato nel corso degli anni. Anche questa è un’ottima strategia di marketing, perché il marchio ha un’eccellente funzione distintiva: è l’anello che lega i consumatori al prodotto/servizi, la cui qualità spesso trova proprio nel marchio la sua identificazione.

Concludendo, potremmo dire, che per un imprenditore salvaguardare il proprio archivio vuol dire creare un monumento alla sua attività, vuol dire legittimazione, avere delle solide basi, poter ricercare e avere a portata di mano le motivazioni del suo successo e non dimentichiamo, poi, che un archivio ha anche un valore economico!

L’imprenditore qualora decidesse di creare e dare spazio al suo archivio storico, in questi termini, dovrà trovare il punto di partenza in una gestione specializzata, che sia realizzata da professionisti, che ponga il focus iniziale sulla ricerca dei documenti, sulla loro ricognizione e censimento, sulla selezione e lo scarto di quelli non “utili”; per continuare, poi, con la fase di riordino, di schedatura informatizzata, e perché no di digitalizzazione, considerando l’epoca che stiamo vivendo in tema di archivi digitali: l’archivistica e i nostri archivisti diventano allora strumenti indispensabili e privilegiati.